Tutti i centri antichi avevano un corrispettivo sul mare che ne curava i commerci e più in generale i vari tipi di scambio, da quello sociale a quello culturale. Con questa funzione nasce, in epoca messapica, Torre San Giovanni il quale prende il nome dall’ omonima torre, torre voluta da Carlo V nel XVI secolo come sito di difesa da parte dei saraceni. Infatti, il re di Napoli Carlo V, mandò 150 uomini a Torre San Giovanni per erigere una torre costiera, e scongiurare le numerose incursioni che stavano dilaniando il territorio. Sfortunatamente, la torre fu distrutta in corso d’opera da un assalto turco. Fu poi riedificata con una tassazione supplementare di 180 ducati per il popolo ugentino. La torre venne munita di un cannone con palle da 3 libbre ed era circondata da un fossato. Nei secoli successivi venne destinata a caserma della Guardia di Finanza e a faro della Marina Militare. Questo le ha permesso di essere la torre meglio conservata di tutto il Salento. La sua colorazione a scacchi poi, corrisponde a precisi canoni di identificazione.
Il centro di Torre San Giovanni, già attivo nel IV secolo a.C. viene poi potenziato in epoca Romana risultando un punto di importanza strategica nei traffici Mediterranei e divenendo nel 280 a. C. teatro delle guerre tarantine con il naufragio delle imbarcazioni di Pirro, dovuto alla presenza delle famose Secche (terre affioranti) nel mare antistante la Costa Ugentina.
Scavi archeologici recenti hanno messo in luce, dietro alla torre del Faro, le strutture portuali del III secolo a.C. trovando riscontro della tanta importanza che le fonti antiche attribuiscono a questo sito. La presenza antica nella marina di San Giovanni non si limitava all’area portuale, tutto il centro abitato antico era, infatti, difeso da una cerchia muraria, oggi visibile in minima parte, chiusa a sud-ovest dallo stesso mare.
La costa ugentina si divide idealmente a metà, a nord infatti, si estende la parte rocciosa, piuttosto bassa quasi ovunque, mentre a sud, oltrepassata la zona del porto, iniziano le celebri coste sabbiose, bianche e fini.
Il territorio di Torre San Giovanni è piuttosto esteso e variegato. Oltre alla zona abitata, che si concentra nei dintorni della Torre e si estende dalla contrada Mare Verde a nord fino all’inizio della contrada Fontanelle a sud, sono presenti zone di grande interesse storico-archeologico ( le vestigia antiche di contrada Pazze) e naturalistico (l’importante sito della pineta comunale ). Inoltre similmente al territorio di Ugento, sono presenti vaste zone agricole e adibite a pascoli. In particolare, nel territorio di Torre San Giovanni insistono la maggior parte dei bacini di bonifica e dei relativi canali che permisero il debellamento della malaria. Il paesaggio urbano e rurale, quindi, ne risulta fortemente caratterizzato.
I litorali, sabbiosi e rocciosi, ospitano una grandissima varietà di piante, prevalentemente riconducibili alle specie che formano la macchia mediterranea.
Il lungomare di Torre San Giovanni costituisce una delle principali attrattive del centro.
Il culmine dell’estate ugentina è rappresentata della festa in onore della Madonna dell’ Aiuto, culto particolarmente caro ai pescatori e ai naviganti della zona. Si tiene in genere la seconda domenica del mese di Agosto, e dura circa tre giorni, in modo che il giorno di Ferragosto si trovi a cadere all’interno delle celebrazioni. Molto suggestiva risulta la processione in mare, con la statua della Vergine che viene portata in corteo dalla Chiesa al porto, successivamente imbarcata ( generalmente su una grande paranza riccamente addobbata per l’occasione) e trasportata in mare aperto in processione lungo tutto il litorale.
Curiosità
Lungo la costa rocciosa di Torre San Giovanni si trova l’Isola di Pazze che leggenda vuole, prenda il nome dal trattato di pace (Pax) stipulato sull’isola stessa tra i messapi e Taranto.
Un’altra leggenda narra che Pirro, re dell’Epiro, accorrendo in soccorso di Taranto nella guerra contro Roma, s’incagliò con tutta la flotta nelle temutissime “Secche Ugentine” segnalate su tutte le carte nautiche, che d’allora divennero le “Secche di Pirro”.